saluto a don Carlo Castellini

ultima Messa a Rio

Durante la santa Messa del 23 settembre, in cui la comunità di Rio Saliceto ha salutato il parroco don Carlo Castellini (destinato a Casina, dove ha fatto l’ingresso il 3 ottobre: servizio sul prossimo numero) è stata letta questa lettera di Luca Bassoli.

Carissimo don Carlo, ammettilo! Lo hai pianificato da anni! è tutto iniziato quando hai voluto scegliere il nome per la nostra unità pastorale: “Discepoli di Emmaus”. E proprio oggi, giorno in cui si carica l’ultimo furgone del trasloco e lasci Rio Saliceto e Ca’ de’ Frati, è la festa di san Cleofa, uno dei due discepoli. A ben pensarci però… no. Non può essere. Vista la tua (dis)organizzazione è impossibile.
Nell’ottobre 2009, al termine della Messa del tuo ingresso, fermammo un parrocchiano di Vetto per informarci, da grandi pettegoli, sulle tue caratteristiche. “Don Carlo? Un bravo prete e un sant’uomo… ma preparatevi a cercare il suo cellulare un paio di volte alla settimana, perché perde tutto!”. Isaia non avrebbe saputo profetare meglio. Di quanto sei sbadato si potrebbero riempire pagine e pagine. Dico solo che grazie a te alcuni di noi hanno imparato ad aprire le porte blindate senza l’ausilio di chiavi ma con la fantomatica carta di credito!

LETTERA DI FILIPPO GHIZZONI

Carissimo don Carlo,

(mi rivolgo a te a titolo personale, ma credo di poter interpretare i sentimenti di molti)

è difficile trovare le parole dinnanzi alla notizia che tu ci hai appena comunicato. Del resto, quella che noi avevamo pensato come una festa per il tuo 20° anniversario di ordinazione inevitabilmente si trasformerà in una festa di saluto, assumendo quindi quel tono di malinconia tipico di tutti gli addii.

In queste occasioni si è soliti ringraziare il proprio pastore per tutto quanto è stato compiuto durante il suo mandato, esprimergli tutto il rammarico per questo doloroso distacco e ricordargli tutti i felici momenti passati insieme. Indubbiamente ciò è doveroso, tuttavia sarei ipocrita, almeno per come io sono fatto, se mi limitassi solo a questo.

Tutti siamo infatti consapevoli dei problemi che tu, don Carlo, hai dovuto affrontare nei 9 anni da te trascorsi in questa parrocchia. Tutti ricordiamo, ad esempio, il gravissimo sisma che ci ha privato della nostra chiesa per ben 2 anni; tutti abbiamo ancora nel cuore l’incredulità dinnanzi alla tragica e improvvisa morte della tua cara mamma Lida e, 2 anni fa, del papà Giuseppe. 

Tutti ricordiamo la tua grande forza e fede nell’affrontare questi lutti, ma non possiamo non dimenticare la dolorosa malattia che, pure in giovane età, ti ha colpito e che ti ha tenuto per alcuni mesi lontano dalla nostra parrocchia provocandoti un grande dolore fisico.

Perché sto rievocando tutti questi tristi ricordi? Per un’idea di commiserazione? No, di certo.  Lo faccio perché tutto ciò dimostra ancora una volta la grandezza di Dio che non abbandona mai il suo popolo. E’ paradossale, ma è proprio vero! 

Tu, caro don Carlo, pur vivendo nel tuo novennio riese questi dolorosi eventi, hai saputo non solo affrontarli, ma anche non venir meno al tuo compito di sacerdote e di parroco.  Anche quando sarebbe stato in un qualche modo comprensibile dubitare del Signore, tu sei rimasto fedele al tuo compito di pastore e ci hai dimostrato ancora una volta la veridicità delle parole del rito dell’ordinazione sacerdotale che il vescovo rivolge al nuovo sacerdote: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai. Conforma la tua vita al mistero della Croce di Cristo Signore.” E’ indubbiamente un compito tremendo, ma tu, pur con tutti i difetti che ciascuno di noi uomini ha, l’hai saputo affrontare. 

Forte della tua testimonianza il popolo di Rio Saliceto ha così potuto continuare a sperimentare la dolce e consolante presenza del Cristo Salvatore, che è sempre rimasto e, siamo certi, rimarrà tra noi. Ha potuto comprendere concretamente, che, come dice san Paolo, nessun ostacolo, nessun dolore potranno mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Signore.

Tanti, non solo riesi, hanno così trovato in te un sacerdote non solo saldo e sano nella dottrina, cosa per altro non scontata oggi, ma disponibile verso le necessità dei fratelli. 

Non possiamo poi dimenticare le tante grazie che il Signore ci ha concesso in questi anni: penso alla gioia di rientrare in questa nostra chiesa nel giugno 2014, alle missioni al popolo del 2016 e penso soprattutto al fatto che tu, don Carlo, sei tra i pochissimi sacerdoti della nostra diocesi che possono dire di aver assistito durante uno stesso mandato a 3, o forse addirittura a 5, prime Sante Messe di propri parrocchiani.

Oggi, mentre chiediamo al Signore, attraverso la venuta del nuovo prevosto, di continuare a non abbandonarci, ti auguriamo ogni bene per il futuro. Dall’alto delle tue care montagne, a cui fai ritorno, non dimenticare il tuo popolo riese: ricordati di noi nelle tue preghiere, nella certezza che quanto da te qui compiuto è stato per la gloria di Dio.

Grazie don Carlo!

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