Apertura Giubileo in diocesi

domenica 29/12

VIDEO DELLA CELEBRAZIONE


L’Anno di Grazia sarà aperto dal Papa il 24 dicembre a Roma e da monsignor Giacomo Morandi il 29 dicembre a Reggio Emilia.

La solenne celebrazione di apertura si inserisce nel contesto dei grandi momenti liturgici significativi per la nostra Chiesa diocesana.

L’Arcivescovo inizierà la liturgia nella Basilica di San Prospero alle ore 16 e in seguito compirà insieme ai fedeli un breve ma significativo pellegrinaggio verso la Cattedrale dove presiederà la Celebrazione eucaristica nella festa della Santa Famiglia.

La processione, uscendo da San Prospero, si dirigerà verso la via Emilia ed entrerà in piazza Prampolini percorrendo via Carducci. Prima di entrare in Cattedrale l’Arcivescovo sosterà davanti al Battistero.

Omelia dell’Arcivescovo

IL CAMMINO DEL GIUBILEO: OCCUPARSI DELLE COSE DI DIO PADRE


“Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”
Con queste parole Gesù risponde a Maria e Giuseppe che angosciati lo cercano tra la folla dei pellegrini a Gerusalemme. È l’unica parola di Gesù che ci è consegnata dei trent’anni vissuti a Nazareth. Sottomesso a Maria e a Giuseppe. Nulla di più di queste parole. Eppure, in questa risposta che rivolge ai genitori è contenuta e rivelata tutta la vita di Gesù, del Figlio di Dio.
I suoi anni di silenzio e nascondimento a Nazareth e il suo ministero instancabile sulle strade polverose di Galilea, Samaria e Giudea non sono altro che occuparsi delle cose di Dio. Sorge allora spontanea una domanda. Quali sono le cose di Dio a cui Gesù dedica tutto se stesso fino al dono totale di sé?
Occuparsi delle cose di Dio è innanzitutto rivelare l’amore misericordioso del Padre, di cui Gesù ci parlerà attraverso quella parabola del Padre che vedendo, da lontano, tornare il figlio minore devastato da una vita dissipata e dissoluta, gli fa sperimentare un abbraccio che in un istante dissolve, come neve al sole, il suo peccato e la sua miseria e l’irrompere di una festa piena di gioia e di vita nuova (cf. Lc 15,11ss.)
È questa la lieta notizia che celebriamo in questi giorni del Santo Natale: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).
Gesù, il Figlio amato, rivela il cuore grande e misericordioso del Padre che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva! (cf. Ez 18,23) Nessuno deve andare perduto, come ci insegna la parabola del pastore che lascia le novantanove pecore sui monti o nel deserto per cercare quella perduta! (cf. Mt, 18,12-14; Lc 15,4-7) Ed è questo il cuore e il senso più profondo del Giubileo: essere immersi nella
misericordia del Padre, accogliere questo abbraccio di benevolenza e di misericordia! Qualunque cosa il nostro cuore ci rimproveri – ci dice l’evangelista Giovanni – Dio è più grande del nostro cuore! (cf. 1Gv, 3,20). E se anche “i nostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana” (Is 1,18). E allo stesso tempo risuonano nel nostro cuore le parole dell’apostolo Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui potessimo diventare giustizia di Dio” (2Cor 5,20-21).
2
Il Giubileo è la celebrazione della misericordia infinita del Padre, di un Dio che non si rassegna al nostro peccato e al fatto che possiamo vivere lontano da Lui, che va in cerca. Dal momento nel quale i nostri progenitori uscirono dal giardino dell’Eden, Dio si è messo alla ricerca dell’uomo e tutta la storia della salvezza altro non è che questa ricerca appassionata del Signore nei nostri confronti, perché nessuno vada perduto. Passare quella porta significa passare attraverso l’esperienza di una misericordia che non arretra dinanzi a nulla e guardare da lontano, come il Padre misericordioso, finché il figlio torna a casa per poterlo abbracciare e fare festa con lui.
Occuparsi delle cose di Dio significa riversare questo amore travolgente sui fratelli e sulle sorelle che incontriamo sul nostro cammino di pellegrini, animati e sostenuti da quella speranza che non delude! (cf. Rm 5,5) Gesù lo dice alle folle e lo dice oggi anche a ciascuno di noi che è qui: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.” (Lc 6,36-37).
Carissimi fratelli e sorelle, quanto abbiamo bisogno che il nostro presbiterio, i diaconi, le nostre comunità religiose, le nostre comunità cristiane, le nostre famiglie siano luoghi di benevolenza e di perdono, nei quali si possa testimoniare e rivelare al mondo “quanto è bello e dolce che i fratelli vivano insieme” (Sal 133.1). Se non siamo disposti a vivere questa carità tra di noi, anche se parlassimo le lingue degli
uomini e degli angeli, saremo come bronzo che rimbomba, e se anche avessimo lo spirito della profezia e conoscessimo tutti i misteri e possedessimo la fede da trasportare le montagne, ma non avessimo la carità, siamo un nulla (cf. 1Cor 13,1-2). È il monito che Paolo rivolge a ciascuno di noi.
Il tempo santo del Giubileo sia un tempo propizio di riconciliazione e di pace, certo quella pace che invochiamo con insistenza per la Terra nella quale il Signore è nato, nella martoriata Ucraina, come spesso il santo Padre ci ricorda, ma sappiamo bene che anche tra di noi abbiamo bisogno di pace e di pacificazione. Mettiamo da parte i rancori e i risentimenti che forse da troppo tempo inquinano la vita delle nostre parrocchie, dei nostri presbitèri, delle comunità religiose, delle famiglie; chiediamo con insistenza la pace del cuore da cui può realmente nascere una vita nuova e pienamente redenta!
Occuparsi delle cose di Dio significa avere uno sguardo e una premura privilegiata per i nostri fratelli e sorelle poveri. La verità della nostra conversione, infatti, si misura da quanto siamo capaci, come comunità cristiana, di farci carico delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini d’oggi, dei poveri, soprattutto di coloro che soffrono! (cf. Gaudium et Spes, n.1)
Signore, ti chiediamo che la nostra Chiesa sia sempre più un luogo dove i nostri fratelli e sorelle segnati dalla fragilità e dalla povertà umana e spirituale si sentano a casa loro, amati e custoditi come il tesoro più prezioso che il Signore ci ha
3
affidato, nella speranza che nel giorno del giudizio possano risuonare per ciascuno di noi quelle parole consolanti: “In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Il tempo, la salute e tutti i doni che il Signore ha riversato nella nostra vita siano consumati nella carità e dalla carità, perché essa è l’unica cosa che rimane. Che senso avrebbe una vita nella quale possiamo anche raggiungere obiettivi professionali elevati, se non abbiamo imparato ad amare e a donare e a fare della nostra vita un’offerta? Che cosa rimane di noi? Soltanto l’amore che abbiamo seminato e donato incondizionatamente.
Qualche tempo fa mi scriveva una persona: “Mi raccomando, insista sul fatto che in questo tempo di Giubileo possiamo andare a trovare qualche persona ammalata o qualche famiglia in difficoltà, con gravi disagi…” Certo, è un tempo propizio, un tempo nel quale possiamo veramente dilatare la nostra capacità di amare; la carità è creativa: ci sono tante occasioni. E noi spesso chiediamo perdono al Signore delle nostre omissioni, del tanto bene che potevamo fare e non abbiamo fatto. Che l’anno che ci sta davanti, che abbiamo aperto solennemente, sia l’anno nel quale non ci facciamo sfuggire nessuna possibilità di farci prossimo dei nostri fratelli e sorelle!
Infine occuparsi delle cose di Dio significa alzare lo sguardo verso la Gerusalemme celeste, la città nella quale una moltitudine incommensurabile di fratelli e sorelle canta e celebra, nell’eterna memoria, le meraviglie di Dio.
Gesù lo dice a Marta, affranta dal dolore per la morte del fratello Lazzaro: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25).
Cari fratelli e sorelle, siamo pellegrini verso questa città che non ha bisogno della luce del sole, né della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello (cf. Ap 21,23).
Il nostro cammino di pellegrini sia trasfigurato da questa attesa gioiosa, dalla speranza di vedere Dio così come Egli è (cf. 1Gv 3,2) e in Lui vedere tutte le persone che amiamo e che ci accompagnano e vegliano sul nostro pellegrinaggio, come amici e testimoni di quella Speranza che non delude!
Sorge spontanea anche qui una domanda: “Che cosa abbiamo messo nello zaino del pellegrinaggio che è la nostra vita?” Il santo Giuseppe Benedetto Labre, instancabile pellegrino per i santuari d’Europa, nel suo zaino aveva un po’di pane, il Vangelo, l’Imitazione di Cristo e il rosario. E noi cosa intendiamo mettere in questo zaino?
Cari fratelli e sorelle, iniziamo questo Anno di grazia illuminati e sostenuti dalle parole dell’apostolo Pietro: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre

Giubileo: un popolo in cammino, testimone della Speranza che non delude

Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa che è in Reggio Emilia-Guastalla, ormai l’inizio del Giubileo si avvicina.

Come sapete il 29 dicembre, Festa della Santa Famiglia di Nazareth, ci sarà la solenne apertura dell’Anno Giubilare nella nostra Diocesi con un breve pellegrinaggio che partirà dalla Basilica di san Prospero, per arrivare al Battistero e infine in Cattedrale per la celebrazione Eucaristica.

È un evento di grazia che ci apprestiamo a vivere come popolo di Dio, presbiteri, diaconi, ministri istituiti, religiosi/e, Ordo Virginum, consacrati/e, associazioni, movimenti e fedeli laici, affinché possiamo rinnovare la nostra Fede e soprattutto, come auspica Papa Francesco nella Bolla di indizione, le nostre Chiese possano riscoprire la Speranza che non delude (Spes non Confundit, 1).

Il tempo nel quale ci è dato di vivere porta con sé gravi preoccupazioni, angosce e anche immani tragedie, come la guerra che da ormai troppo tempo sta devastando nazioni e intere popolazioni.

La tentazione a cui siamo sottoposti può essere quella della paura e della rassegnazione, o di chiuderci nell’indifferenza, occupandoci solo di noi stessi e del nostro interesse particolare. Non possiamo assecondare questi pensieri, ma, al contrario, siamo chiamati come comunità cristiana a farci carico delle sofferenze dei nostri fratelli e sorelle, a rendere ragione della Speranza che è in noi (cf. 1Pt 3,15).

L’Anno giubilare è un invito pressante alla conversione e alla riconciliazione con Dio e tra di noi.

È un tempo nel quale possiamo sperimentare e gustare la misericordia del Padre che rinnova ogni cosa e rende possibile, già da ora, inaugurare i cieli nuovi e la terra nuova.

Desidero, pertanto, invitarVi a partecipare a questa celebrazione di apertura del Giubileo, come popolo di Dio pellegrinante verso la Gerusalemme celeste, consapevole del grande dono della Fede, fondamento di quella Speranza che è il dono più grande che possiamo donare a piene mani e con generosità a chiunque incontriamo sulla nostra strada.

Iniziare insieme questo cammino ci aiuterà a riscoprire che anche nella nostra terra c’è ancora un popolo numeroso che appartiene al Signore e al Suo Regno e che, pur in mezzo a tante difficoltà, non si avvilisce e non si rassegna, ma anzi accoglie e vive la missione che il Suo Signore gli ha affidato: essere la luce del mondo e il sale della terra (cf. Mt 5,13-14).

In attesa di incontrarVi in questo giorno benedetto di inizio del cammino giubilare, vi assicuro la mia preghiera e benedizione.

+ Giacomo Morandi

Eventi a Roma

Il punto di riferimento in Diocesi è la Segreteria diocesana del Giubileo coordinata da don Matteo Bondavalli e aperta in curia il lunedì e il venerdì dalle 9 alle 12.30 e al martedì dalle 15 alle 17 (telefono 0522.1757969 oppure e-mail giubileo@diocesi.re.it).

Tra i trentacinque eventi giubilari promossi dal Dicastero per L’Evangelizzazione l’arcivescovo Giacomo Morandi ha indicato sedici pellegrinaggi a Roma per ognuno dei quali la Segreteria diocesana ha individuato un referente che raccoglie le iscrizioni e elaborato una proposta di viaggio in sinergia con l’agenzia “Saccani Viaggi” di Correggio.

I viaggi prevedono un pernottamento a Roma di una o due notti e si svolgeranno prevalentemente in pullman, ma anche in treno o in auto a seconda dei gruppi. L’elenco è sul sito della Diocesi alla pagina www.diocesi.re.it/giubileo2025.

La Segreteria ha riservato 760 posti per i pellegrini della Diocesi, senza contare i Giubilei degli Adolescenti e dei Giovani per i quali i referenti diocesani si appoggiano direttamente ai rispettivi uffici pastorali della Cei e che numericamente saranno gli eventi più significativi.

Al Giubileo degli Adolescenti, in programma dal 25 al 27 aprile, sono attesi almeno 500 ragazzi della Diocesi. I loro referenti ed educatori hanno a disposizione i documenti per raccogliere le iscrizioni e promuovere la partecipazione sul sito: www.diocesi.re.it/giubileo2025/adolescenti/.

Occasioni in diocesi

Il Giubileo 2025 sarà scandito da una partecipazione a due livelli. Da un lato ci sarà un movimento “straordinario” con gruppi di pellegrini che andranno a Roma e dall’altro gli uffici pastorali della Diocesi e gli stessi promotori dei pellegrinaggi organizzeranno iniziative a Reggio Emilia per chi a Roma non ci potrà andare. Quest’ultima è la dimensione ordinaria del Giubileo con significative ricadute locali.

Ecco alcune date già fissate:
– giovedì 23 gennaio il nostro Ufficio Comunicazioni Sociali promuove il Giubileo del Mondo della Comunicazione in collaborazione con l’Associazione Provinciale Stampa Reggiana “Gino Bedeschi”;
– domenica 18 maggio, a Reggio Emilia, l’Ufficio di Pastorale della Salute organizza un evento per persone malate e disabili;
– domenica 6 luglio, l’Ufficio di Pastorale Familiare propone un pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Pietravolta a Frassinoro, uno dei luoghi giubilari.

Altri eventi per poveri, detenuti, lavoratori e imprenditori, sono in via di definizione. Altre occasioni per vivere in Diocesi l’accoglienza giubilare saranno offerte dai ventitré luoghi giubilari: Cattedrale e Concattedrale, i santuari, i monasteri, i conventi, gli ospedali, le Case della Carità e il Carcere. Ogni luogo giubilare offrirà la possibilità di vivere il Giubileo attraverso un itinerario di preghiera, di riconciliazione o di carità per poter conseguire l’indulgenza plenaria.

L’elenco completo dei luoghi giubilari nella nostra Diocesi è consultabile alla pagina www.diocesi.re.it/giubileo2025.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *